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Successo della missione in Europa dell’era Tensho

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La notizia della prima ambasciata ufficiale giapponese in Italia non passò inosservata tra le città europee oltre che italiane. Questo è già di per se un segnale del successo della missione in Europa dell’era Tensho. La partenza della missione era stata ben documentata, e ancor di più fu i risultati che ottenne.

Documenti storici e recenti

Vennero realizzati vari scritti tra il ‘500 ed il ‘600, tradotti e diffusi in più lingue, per celebrare l’evento. Le più complete opere sono senza dubbio quella di Guido Gualtieri, uscita nel 1586 per i tipi di Zanetti in Roma, e il “De Missione legatorum Iaponensium ad Romanam curiam” di Eduardo (Duarte) de Sande, stampato in Macao nel 1590.

Del passaggio della legazione in Italia si trova notizia in una copiosa serie di documenti d’archivio, storie, memorie e cronache che si occuparono, più o meno direttamente, del viaggio dei quattro giovani legati.

Di notevole importanza per far luce su alcune delle tappe italiane vi è stata la scoperta di importanti memorie manoscritte, tra le quali quella del cartografo Urbano Monte, conservata presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano e la cronaca del soggiorno veneziano ad opera di Girolamo Savina, conservata presso la Biblioteca Marciana di Venezia. Successivamente, nel corso degli anni dal 1980 al 2019, è nata una letteratura di saggi, libri, oltre a mostre commemorative, che hanno ulteriormente arricchito le conoscenze attraverso altre fonti e testimonianze manoscritte.

Una delle pagine più importanti relativa alla missione è quella che riguarda l’accoglienza degli inviati giapponesi a Ferrara presso la corte di Alfonso II d’Este e Margherita di Gonzaga, sua moglie, nel giugno 1585, ospitalità di cui godettero nel viaggio di ritorno da Roma, subito dopo aver visitato Bologna e prima di partire alla volta di Venezia.

Missione Tensho
La delegazione giapponese inviata in Europa nel 1582.
In alto da sinistra a destra: Giuliano Nakaura, Diogo de Mesquita, Ito Mancio.
Accoglienza a Ferrara

Questa che segue è un breve riassunto della cronaca di quei giorni nella capitale del Ducato Estense:
La sera del 22 giugno i legati giapponesi raggiunsero da Bologna i confini della capitale estense, dove trovarono ad attenderli una parata di uomini, tra archibugieri a cavallo e guardie tedesche e svizzere, più varie carrozze, tra cui quella del duca Alfonso II , che però attendeva a palazzo i suoi ospiti. Furono invitati a salire sulla carrozza del duca. Nel frattempo, a fare i primi onori di casa era stata incaricata parte della migliore nobiltà ferrarese: oltre allo zio del duca, l’omonimo Alfonso d’Este, vi furono, tra gli altri, i conti Ercole Tassoni e Antonio Bevilacqua, sul quale ultimo torneremo in seguito.

Approssimandosi alle mura della città, lo zio del duca d’Este salì a bordo della carrozza che portava i giapponesi, per dare ancor più enfasi al loro ingresso in Ferrara. Il duca Alfonso II accolse il corteo recandosi di persona fin nel cortile del suo castello a dare il benvenuto e offrendo ospitalità nelle stanze in cui era già stato ospite il re di Francia. Dai dialoghi riportati dal De Sande si percepisce la grande  meraviglia dei legati nel vedere la corte estense, una delle più sfarzose dell’epoca.

Spettacoli e danze per gli ospiti

Durante la permanenza presso il Castello Estense i messi incontrarono la moglie del duca Alfonso II, Margherita Gonzaga, la quale offrì spettacoli di danze e musica in onore degli ospiti. Nota per aver fondato il Balletto e il Concerto delle donne ­ due gruppi rispettivamente di ballo e di canto al femminile, incentrati su coreografie, madrigali e musica strumentale – la duchessa si rallegrò di rendere partecipi di tali iniziative i suoi visitatori giapponesi, peraltro adusi, per cultura d’origine, alla partecipazione femminile ad attività artistiche e musicali. Nei giorni successivi al loro arrivo, i giovani furono condotti in Duomo per la messa, addobbato con grande sfarzo per l’occasione della festa di san Giovanni, e a visitare altre chiese ferraresi, tra cui la storica Santa Maria in Vado. Il Duca Alfonso II accompagnò i giovani in giro per la città più volte nella sua carrozza, al fine di mostrare la capitale del Ducato Estense ai suoi ospiti e, al contempo, per far vedere ai ferraresi «li signori Indiani».

Il successo della missione in Europa dell’era Tensho.
La delegazione giapponese inviata in Europa nel 1582: Martino Hara e Michele Chijiwa.
La partenza

Il Gualtieri riporta che la sera prima di partire:
“parve lor [ai giapponesi] bene licentiarsi dalle Signore Duchesse nel suo [corrige: loro] habito giaponese, havendo presentito che le lor’Altezze haverebbono di ciò gustato, il che havendo il Signor Duca inteso, venne egli stesso a pigliarli perché era già notte, con molte torcie tenne lor sempre compagnia, fin a rimenarli alle lor stanze, dove, ritornati, gli mandarono a donar’uno di quei vestimenti (kimono) con una scimitarra (katana), la qual’era stata di Don Francesco re di Bungo di gran valuta per la tempra finissima, il che fu a Sua Altezza tanto caro che al servitore che la portò, fece dar’una collana d’oro di cinquanta e più scudi. Nel qual tempo la Signora Duchessa mandò a loro un bel presente di varij fiori d’argento & oro, per portar, come essa dicea, alle lor madri.”

Il giorno successivo, il 26 giugno 1586, partirono alla volta di Venezia percorrendo il fiume Po a bordo del Bucintoro ducale… Felici del successo della missione in Europa dell’era Tensho.

Oggi la maggior parte dei documenti e degli oggetti riguardanti quei giorni si trovano conservati presso l’Archivio di Stato di Modena. Tra questi anche l’epistolario originale tra Alfonso II e Ito Mancio.

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