Scroll Top

La partenza della missione in Europa dell’era Tensho

Missione Tensho

L’ambasciata Tensho (天正遣欧少年使節) è una notevole parte della storia dei rapporti tra Italia e Giappone. Approfondiamo qui la Partenza della missione in Europa dell’era Tensho.

Nella storiografia giapponese è nota come Tensho ken-o shisetsu, e fu la prima missione diplomatica giapponese riconosciuta formalmente ad essere inviata in Europa. Fu fortemente voluta ed organizzata dal missionario gesuita Padre Alessandro Valignano insieme ad  alcuni Daimyo cristiani. Ufficialmente è stata la prima spedizione giapponese a rendere visita alla Santa Sede, nel marzo dell’anno 1585.

Ritratto di Ito Mancio ad opera di Domenico Robusti
Ritratto di Ito Mancio ad opera di Domenico Robusti, meglio noto come Domenico Tintoretto, figlio di Jacopo. L’opera fu commissionata dal Senato della Repubblica di Venezia

Dai resoconti storici ora sappiamo che vi fu in precedenza, nel 1555, un’analoga missione voluta da San Francesco Saverio ma, in termini diplomatici, questa di Saverio ha assunto un valore decisamente inferiore a quella di padre Valignano.

Premesse

Nei tempi successivi alla spedizione di Francesco Saverio, i primi Daimyo cristiani del Kyushu presero la decisione di inviare loro rappresentanti al Papato e, convinti da Valignano, progettarono quindi una missione che avrebbe raggiunto l’altro capo del mondo per incontrare i vertici del Cristianesimo. Questi signori feudali convertiti erano Otomo Yoshishige (anche noto come Otomo Sorin), Omura Sumitada e Arima Harunobu. La legazione era formata da giovanissimi delegati dei Daimyo (dai 12 ai 14 anni d’età) che avevano ricevuto i rudimenti della religione cristiana presso il seminario della Compagnia di Gesù ad Arima. Valignano aveva concepito la missione al fine di ottenere i favori di Papa Gregorio XIII, che aveva comunque già dato il suo sostegno alle attività dei gesuiti in Asia orientale. Quale interprete linguistico della missione fu scelto padre Diogo de Mesquita, già distintosi per la conoscenza della lingua nipponica e per essere stato più volte intermediario con le autorità locali nel Kyushu.

La Partenza della missione in Europa dell’era Tensho

I componenti della legazione furono Ito Sukemasu, battezzato ad Arima con il nome di Mancio nel 1580, noto come Ito Mancio, il quale fu nominato primo legato in rappresentanza del dominio di Bungo. Con lui partirono alla volta dell’occidente Chijiwa Seizaemon, discendente di Omura Sumitada, il cui nome di battesimo fu Michele, il quale divenne novizio nel 1591 al ritorno in Giappone ma si allontanò più tardi dal cristianesimo probabilmente a causa delle persecuzioni. Oltre ai servitori, i due legati furono accompagnati da un certo Hara, denominato Martino, che successivamente sarebbe divenuto, presso il collegio gesuita di Macao, insegnante di lingua. Hara/Martino fu esiliato dall’arcipelago in seguito agli editti di espulsione contro mercanti portoghesi e missionari, promulgati da Tokugawa Ieyasu al termine dell’era Keicho, nel 1614. Ed infine il quarto legato fu Nakaura, battezzato Giuliano, in seguito morto martire in Giappone a causa delle persecuzioni anticristiane del 1630.

La compagnia, così formata, salpò dal porto di Nagasaki l’anno X dell’era Tensho, ovvero, secondo il calendario gregoriano,  il 20 febbraio dell’anno 1582.

La delegazione giapponese in Europa dell’era Tensho
La delegazione giapponese inviata in Europa nel 1582. In alto (sopra l’articolo, testata della pagina) da sinistra a destra: Giuliano Nakaura, Diogo de Mesquita, Ito Mancio; in basso da sinistra a destra: Martino Hara e Michele Chijiwa.
Arrivo in Europa

La spedizione approdò in Portogallo nell’agosto del 1584 e, proseguendo per la Spagna, fu accolta con grandi onori dapprima da Filippo II a Madrid. I ragazzi giunsero a Roma il 22 marzo del 1585, e furono accolti da Papa Gregorio XIII, che fecero in tempo a incontrare poco prima della sua morte, avvenuta il 10 aprile di quello stesso anno, e a conoscere quindi il nuovo pontefice, Papa Sisto V.

L’accoglienza ricevuta nel corso del loro viaggio fu davvero eccezionale, a partire dai già citati festeggiamenti di Filippo II in Spagna e Portogallo, fino al concistoro pubblico che raggiunse la basilica di San Giovanni in Laterano e a tutte le celebrazioni predisposte a Firenze, Siena, Imola, Bologna, Ferrara, Venezia, Padova, Verona, Mantova, Cremona, Milano, Pavia e Genova, per citare solo le principali località italiane visitate dai legati. Proprio in Italia il passaggio della missione suscitò enorme interesse e curiosità, richiamando l’attenzione tanto del popolo quanto dei loro signori e principi, e possiamo asserire che, in quell’occasione di 435 anni fa, l’Italia scopriva il Giappone per la prima volta.

Questa missione giapponese in Europa fu un indubbio successo, come testimoniato da numerosi documenti.

Quasi un secolo più tardi, la missione di Hasekura arrivò con altrettanta “eco mediatica” in Europa, tanto che se ne ricorda il viaggio ancor oggi.

% Commenti (1)

[…]   By Silvio Franceschinelli Storia Aprile 28, 2020 […]

I Commenti sono chiusi.