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I pronomi personali in giapponese

Pronomi in giapponese: watashi

Come in tutte le lingue del mondo, anche in giapponese esistono i pronomi personali, utilizzati per riferirsi a qualcuno e per riferirsi a se stessi. Bisogna comunque specificare che i pronomi personali in giapponese non sono poi così tanto utilizzati rispetto ad altre lingue. Infatti facendo un esempio possiamo notare la differenza tra giapponese e inglese: in inglese il pronome deve esserci sempre, altrimenti la frase non sta in piedi (anche se in quelle imperative viene omesso). Si può quindi dire che l’inglese non fa parte di quelle lingue a “soggetto nullo”. Invece in giapponese il soggetto nullo esiste eccome, visto che molto spesso i pronomi personali non vengono nemmeno usati poiché si deducono generalmente dal contesto, tranne in alcuni casi di ambiguità.

Come vedremo, in giapponese esistono veramente tantissimi pronomi, e per una persona che si appresta ad imparare la lingua può sembrare una cosa molto complicata. In realtà non c’è da spaventarsi perché molti di questi pronomi non sono poi così tanto usati, e molto probabilmente non avremo neanche l’opportunità di usarli. Quindi ci basta attenerci ai più comuni che ci vengono insegnati fin da subito.

Una domanda che però può sorgere spontanea è: ma come mai esistono così tanti pronomi personali? Non ne bastava uno per ogni persona e genere come in italiano? In realtà una motivazione c’è, ed è che la lingua giapponese è altamente relazionale, esattamente come la cultura. Si ritiene molto importante il livello sociale, l’età e il genere dell’interlocutore, e in base a questi fattori si può capire quale tipo di pronome utilizzare.

Prima persona

Parlando di pronomi personali in giapponese, c’è una grande probabilità che i primi che incontrate siano di prima persona: infatti il gruppo dei pronomi personali di prima persona è il più vasto. Possiamo partire dal più comune 私 (わたし) watashi che viene usato nella maggior parte delle conversazioni: esso ha valore neutro, anche se in una comunicazione informale tende ad essere più utilizzato dal sesso femminile.

Invece ad essere utilizzato quasi esclusivamente al femminile troviamo あたし atashi. Per il maschile invece vengono usati 僕 (ぼく) boku e 俺 (おれ) ore. Invece se vogliamo usare un pronome neutro al di fuori di watashi possiamo usare 自分 (じぶん) jibun, oppure うち uchi (usato prevalentemente al femminile, ma possibile trovarlo utilizzato anche da parlanti di genere maschile).
Fin qui possiamo notare che la differenza sta nel genere, però c’è anche un altro fattore da considerare, cioè il contesto. Con chi stiamo parlando? Questa è la domanda che bisogna porsi prima di usare un pronome personale.

In contesti semi-formali i più adeguati per entrambi i generi sono sicuramente 私 e 自分. Possono essere usati tranquillamente per riferirsi a se stessi in una conversazione con un professore, oppure con una persona appena conosciuta, o comunque con cui non si ha un alto livello di confidenza.
Facciamo qualche esempio: 先生、私に任せてください。自分が作ったお菓子を試食してください。

Anche 僕, boku, rientra in questa categoria. Nonostante la credenza che questo pronome sia sgarbato, esso è in realtà utilizzato in una vasta gamma di situazioni: parlando con un professore non si risulta maleducati usando 僕, però potrebbe cominciare a diventare un problema se sto parlando con un mio superiore al lavoro. In tal caso si useranno altri pronomi. Esempio: 先生、僕がその任務をします。

Andando verso contesti più informali troviamo あたし (atashi), うち (uchi),  e 俺 (ore). あたし come detto in precedenza è un pronome prettamente femminile e viene usato principalmente da ragazze giovani in situazioni in cui l’interlocutore è una persona giovane, per esempio in un gruppo di amici. Ha una sfumatura carina, da evitare in contesti formali. Esempio: あたし、お金があまりない。

Ore, pronome maschile, viene usato in situazioni abbastanza informali, in un gruppo di amici, in famiglia o tra colleghi (con cui si ha un certo grado di confidenza). Esempio: 俺がやるから、気にしないで。 Chi usa questo pronome dà l’impressione di essere una persona sicura di sé, ma se la stessa persona usa questo pronome in un contesto formale allora l’impressione che dà è quella di essere una persona un po’ irrispettosa.

Uchi come pronome ha avuto origine nella zona del Kansai ed è utilizzato in maniera informale principalmente da ragazze giovani. In realtà l’utilizzo non è limitato solo alle donne, infatti in altre zone del Giappone lo si può trovare usato anche dagli uomini. Esempio: うち、今日早く帰る。 Se invece lo consideriamo come possessivo (mio/nostro) allora viene usato indifferentemente da entrambi i sessi in tutto il Giappone.

Tutti questi pronomi come abbiamo visto sono considerati di stile semi-formale e informale. Ma c’è un modo per dire “Io” in maniera formale? Ovviamente sì! 私 (わたくし) watakushi, che in kanji viene scritto esattamente come watashi. Questo pronome rientra nel cosiddetto linguaggio onorifico (敬語 keigo), in particolar modo nella categoria del linguaggio umile (謙譲語 kenjogo). In parole semplici il parlante per dimostrare rispetto nei confronti dell’interlocutore (che in questo caso dev’essere una persona più importante, come un superiore o un anziano) deve “abbassarsi” per fare in modo che concettualmente l’altra persona si trovi in una posizione più elevata. Esempio: わたくし、ルーカと申します。

Per finire di discutere della prima persona dobbiamo soffermarci un attimo sulle forme plurali. Generalmente se ne trovano tre: 私達 watashitachi, 僕ら bokura e 俺ら orera. Il più utilizzato dei 3 è sicuramente watashitachi: di registro semi-formale come la controparte al singolare, e utilizzato indistintamente da entrambi i sessi. Al contrario bokura e orera continuano a comportarsi come le loro forme al singolare, essendo usati principalmente da uomini e nelle stesse situazioni descritte prima.

Pronome giapponese
Il pronome anata

Seconda persona

Il pronome di seconda persona che più avrete sentito è sicuramente あなた anata. Questo pronome può considerarsi abbastanza neutro, sia dal punto di vista del genere, sia dal punto di vista della formalità. Però è sempre meglio evitare di usarlo nella maggior parte delle situazioni poiché è ritenuto più educato riferirsi al proprio interlocutore con il titolo professionale (se stiamo parlando con un professore o un dottore per esempio) oppure direttamente con il suo nome se lo conosciamo. Le occasioni in cui troverete maggiormente questo termine sono nei libri (per riferirsi al lettore, visto che chi scrive non conosce chi leggerà quel testo) e in una conversazione tra moglie e marito, quando la prima vuole riferirsi all’ultimo in maniera dolce (in questo caso あなた è come se stesse a significare “caro”).

Dopodiché troviamo あんた anta, una forma contratta di あなた, e appunto poiché di forma contratta si tratta, è utilizzata in contesti molto informali. Anche お前 omae è un pronome molto informale, usato principalmente (ma non esclusivamente) da uomini verso persone dello stesso livello o inferiori. È da considerarsi abbastanza rude, infatti lo sentirete spesso in una lite.

kimi è come i precedenti abbastanza informale e usato per riferirsi a persone dello stesso livello o inferiori. Anche questo pronome come お前 è principalmente usato da uomini, però può capitare di trovarlo spesso in situazioni come: una donna si rivolge ad un bambino, oppure la donna è il direttore di una azienda e si rivolge ad un subordinato.

Infine vale la pena citare 手前 temae e 貴様 kisama. Questi ultimi due pronomi sono veramente molto rudi ed è quindi sconsigliabile il loro utilizzo: sebbene li avrete sentiti molto spesso negli anime, cercate di starne alla larga!

Per quanto riguarda le forme plurali dei pronomi personali di seconda persona, vale più o meno la regola di quella della prima persona: basterà aggiungere 達 oppure ら subito dopo il pronome e avrete il plurale. Il livello di formalità non cambia rispetto alla controparte al singolare.

Terza persona

Partendo sempre dal presupposto che in giapponese è meglio usare il nome della persona a cui ci si riferisce piuttosto che un pronome, anche per la terza persona ci sono alcuni modi diversi per dire “lui/lei”.

Iniziamo con 彼 kare e 彼女 kanojo. Rispettivamente significano “lui” e “lei”. Vengono utilizzati in contesti informali, ma questo non significa che i termini siano rudi. Un termine molto informale e in determinati contesti anche rude è invece あいつ aitsu. Usato indistintamente per indicare sia un uomo che una donna, con il significato di “quella persona”. Un modo per dire la stessa cosa ma in una maniera più formale è あの人 ano hito, e in maniera molto formale あの方 ano kata.

Il plurale si forma anche per questa categoria con i suffissi 達 e ら, così avremo 彼たち karetachi, 彼女たち kanojotachi, 彼ら karera e 彼女ら kanojora. I primi due sono più formali mentre gli ultimi due sono più adatti ad una conversazione più casual.

Kare e kanojo
I pronomi di terza persona, maschile e femminile

Quali sono i pronomi più usati?

Il pronome watashi 私 è generalmente il più usato, però bisogna notare che la percentuale di persone che lo utilizzano quotidianamente non è elevatissima. Regolarmente il 70% delle donne giapponesi lo usa, ma per quanto riguarda gli uomini questa percentuale scende al 30%.

Tra gli studenti universitari i pronomi usati variano molto tra uomini e donne. Il 76% dei ragazzi usa principalmente ore 俺, l’11% boku 僕 e il 4,5% watashi 私 e jibun 自分. Come si può ben notare, una maggioranza consistente usa in maniera naturale ore, però questa percentuale scenderà di moltissimo se lo studente starà parlando con una persona appena conosciuta o con un professore, preferendo boku 僕, jibun 自分 o watashi 私. Per quanto riguarda la ragazze invece, il 42% usa uchi うち, il 36% watashi 私 e l’8% atashi あたし, jibun 自分 e boku 僕. Anche qui, come succede per i ragazzi, in un contesto formale la percentuale di ragazze che usano watashi 私 sale all’80%, con un rispettivo declino dell’uso degli altri pronomi.

Fonti per I pronomi personali in giapponese

“Introduzione alla storia della lingua giapponese” di Calvetti P., Napoli, Istituto Universitario Orientale-Dipartimento di Studi Asiatici, 1999

The Japan Times, “Which pronoun should I take?” di Margolis E.

The Clozemaster, “Japanese Pronouns: All You Need to Know” di Himeno E.

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