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Vita urbana e rurale in Giappone

differenza tra stile di vita urbana e rurale in Giappone.

Attualmente la popolazione giapponese, che conta circa 127 milioni di abitanti, è distribuita per un 22% nelle zone rurali e per il restante 78% nelle zone urbane, di cui il 45% concentrato nelle aree metropolitane di Tokyo, Osaka e Nagoya. C’è una grossa differenza tra stile di vita urbana e rurale in Giappone.

Nei primi anni del 2000, per ridurre le spese che il governo sosteneva per mantenere l’amministrazione di piccole città e villaggi sparsi su tutto il territorio, molti di questi sono stati inglobati dalle grandi città più vicine. Nel 2006, grazie a questa “fusione” tra città e villaggi, chiamata “heisei no daigappei”, ha drasticamente ridotto il numero di municipalità da 3.231 a 1.821.

La vita urbana

Come nella maggior parte delle grandi città, l’attività urbana è concentrata intorno alle aree della stazione e della metropolitana, dove spesso si possono trovare grandi magazzini e aree commerciali.

Grattacieli-Tokyo-città

Le città giapponesi sono suddivise in quartieri molto compatti, infatti in un’area che copra solo un paio di isolati è spesso piena di stadi sportivi, scuole di ogni ordine e grado, uffici, appartamenti, sale da pachinko, saloni di bellezza, negozi, ristoranti, parchi e konbini. Tutto ciò è stretto in un’area limitata che rende gli indirizzi giapponesi molto difficili da capire anche agli abitanti stessi. Per questo motivo non è raro che i giapponesi identifichino i vari luoghi in base alla vicinanza a un particolare punto di riferimento, spesso la stazione o qualche grande magazzino, piuttosto che al numero civico.

Tuttavia, nonostante nelle grandi città ci si sia completamente allontanati dallo stile di vita delle campagne, il senso di comunità caratterizzato con un insieme di diritti e doveri reciproci non è scomparso. Non è raro, infatti, notare nei giorni festivi gruppi di persone, spesso anziani vestiti con gli stessi cappelli o giacche, radunarsi nei parchi o nelle strade del proprio quartiere, con lo scopo di pulire la zona o i marciapiedi. 

Dato che negli anni ’90 la popolazione ha subito un forte incremento, soprattutto nelle aree urbane, si è iniziato a promuovere sempre di più la costruzione di grattacieli residenziali, eliminando interi condomini per far spazio ad edifici più grandi. Inoltre, una revisione del 1998 della legge sugli standard architettonici ha consentito al fare eseguire l’ispezione degli edifici, prima attuate solo dagli enti governativi locali, anche a organizzazioni private, in modo da velocizzare i tempi della costruzione di grandi edifici.

Tuttavia, ciò ha anche portato ad un aumento del costo della vita nelle grandi città. In un sondaggio del 2011 condotto dal consulente per le risorse umane ECA International, Tokyo è stata elencata come la città più costosa al mondo, dove un normale affitto di un appartamento con due camere da letto può arrivare a costare 4.000 €. Anche nel 2012 il The Guardian ha riportato una classifica simile, riclassificando Tokyo come la metropoli più cara al mondo con una tazza di caffè a 4 € e un litro di latte a 2 €.

La vita rurale in giappone

Alla fine della seconda guerra mondiale il 50% della popolazione giapponese viveva ancora nelle zone rurali, dove la maggior parte della terra era proprietà dello stato. Ad oggi, dopo la migrazione della maggior parte degli abitanti, le campagne si trovano quasi desolate mentre il 90% dei terreni agricoli è di proprietà di singole famiglie.

Gran parte del Giappone rurale ha un aspetto artificiale, con fiumi chiusi da dighe e sponde in cemento e colline terrazzate per l’agricoltura. Nonostante l’apparente civilizzazione delle campagne, la vita rurale è molto diversa dalla vita nei centri urbani.

Piccolo-villaggio-campagna-giapponese
Villaggio nella campagna giapponese

Le zone rurali, infatti, sono caratterizzate ancora da piccoli negozietti locali, gestiti da famiglie con spesso la casa direttamente attaccata al negozio. Gli uffici postali fungono anche da banche e da compagnie di assicurazione, molte delle attività giornaliere, come il lavoro di postino, si basano sul volontariato degli abitanti e addirittura in alcune zone si utilizza ancora il sistema del baratto noto come “dan-dan” (“grazie ancora”).

È proprio per questo motivo che il lato meno sviluppato del paese che si affaccia sul Mar del Giappone è spesso indicato come il “retro” del paese, perché più arretrato rispetto al lato “anteriore” che corrisponde alle zone più sviluppate che si affacciano sul Pacifico. Tuttavia, nonostante questo senso di arretratezza la stragrande maggioranza delle persone che vive nelle campagne afferma di non rimpiangere assolutamente la vita nelle grandi città.

Eppure, nell’ultimo ventennio le aree rurali del Giappone sono andate incontro ad un grosso problema di spopolamento, chiamato kaso, che ha visto le zone agricole ridursi drasticamente di persone, specialmente giovani e bambini. Infatti, la maggior parte dei giovani trova noiosa la vita nelle piccole città, preferendo trasferirsi nelle aree urbane già prima dell’istruzione superiore, abbandonando edifici scolastici che da una media di 400 alunni, negli anni recenti sono arrivati ad avere meno di 150 iscritti.

A causa del kaso la popolazione delle campagne è diminuita del 25% e oramai la maggior parte degli abitanti rimasti ha una media di età non inferiore a 60 anni. Recentemente si è notato, inoltre, che ben 2.643 comunità sono “in pericolo”, mentre ben 60.000 sono “in via di pericolo”, rischiando l’estinzione non solo a livello comunitario ma anche per il forte patrimonio culturale che ancora possiedono.

FONTI sulla vita urbana e rurale in Giappone

Facts and Details, Urban and rural life in Japan
Guidable, Life in the big City versus life in the Countryside, di Daniel Gilbert
Village Blog, Living in the Countryside vs the City

Muoversi a Tokyo: come funziona la metropolitana di Alice Fregoni

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