
Le uniformi scolastiche giapponesi sono nate come uno dei tanti strumenti di modernizzazione e occidentalizzazione del Paese, e in più serviva anche come livellamento sociale. Cioè, che tu fossi ricco o povero, a scuola si è tutti uguali e non si ha quindi nemmeno modo di capire ad una prima occhiata a che classe sociale appartengono gli studenti. Questo servirebbe, almeno in parte, ad ostacolare la discriminazione fra coetanei.
Le uniformi sono state introdotte in Giappone dopo la restaurazione Meiji (1868), prima quelle maschili alla fine del XIX secolo, e poi quelle femminili all’inizio del ‘900. Quelle maschili, soprattutto all’inizio seguivano un modello militaresco. Mentre, quelle femminili, che sono state introdotte circa nel 1920, prendono spunto dalla marina britannica.

LE UNIFORMI FEMMINILI
Le uniformi scolastiche giapponesi dedicate alle bambine e alle ragazze sono chiamate seera-fuku (セーラー服). Seera è la pronuncia giapponesizzata di sailor , ovvero marinaio in inglese. Invece, fuku è una parola autoctona che significa vestito; quindi, il tipico vestito da marinaretta, che tutti conosciamo e che è familiare agli italiani da quando la serie animata Sailor Moon è approdata nel Bel Paese.

LE UNIFORMI MASCHILI
Le uniformi maschili tradizionali invece si chiamano gaku-ran (学ラン) e derivano direttamente dalle uniformi militari prussiane. La parola è formata da un ideogramma che da solo significa “studio/scuola”, ma in questo caso è un’abbreviazione della parola giapponese per studente. Quel ran, invece, è un’abbreviazione di “Olanda” che in giapponese si pronuncia Oranda (オランダ). Ma cosa c’entra quindi l’Olanda se i vestiti sono di ispirazione prussiana?
Innanzitutto, storicamente l’Olanda è stato uno dei primi paesi occidentali ad approcciarsi al Giappone in maniera pacifica, e gli olandesi sono stati anche gli unici stranieri che, anche durante il sakoku ( i duecento anni di chiusura del Paese), avevano diritto a un piccolo spazio per loro, a Nagasaki. Non stupisce, quindi, che in epoca Meiji, dopo due secoli in cui gli unici occidentali in Giappone sono stati gli olandesi, Olanda fosse in qualche modo sinonimo di “Occidente”. Gaku-ran di conseguenza indica proprio l’uniforme studentesca in stile occidentale, poiché in epoca Meiji i vestiti occidentali erano generalmente chiamati ran-fuku.
Nei licei, però, le uniformi più tradizionali stanno lasciando il posto ai blazer, sia per le ragazze che per i ragazzi, dato che sono considerati esteticamente più belli.
Comunque, in generale si sta perdendo l’usanza di tenere le uniformi scolastiche anche fuori dalla scuola e andarci in giro normalmente, e probabilmente le famiglie hanno meno voglia di spendere molti soldi sulle uniformi e di curare più il guardaroba quotidiano.
BLACK RULES – regole estreme
Nelle scuole in Giappone non sono solo le uniformi ad essere regolamentate, non basta avere la camicia, la giacca e la gonna o i pantaloni della propria scuola. In ogni scuola ci sono molte regole sul vestiario in generale e di solito sono molto dettagliate. Queste vanno dal colore dei capelli al colore della biancheria intima. Le regole estreme o considerate eccessive, anche dai giapponesi stessi, sono chiamate “Black Rules”. Tra queste le più soft sono quelle che regolano ad esempio i calzini, che non possono essere larghi e ricadere sulle caviglie, o gli elastici per capelli, che non possono essere di colori sgargianti. Alcuni tipi di doppio taglio poi sono proibiti e di solito è vietato tingersi i capelli. Ma, in alcune scuole c’era (o c’è tutt’ora) direttamente l’obbligo di avere i capelli neri.
Negli ultimi anni si è parlato molto di questa imposizione, dato che ormai non tutti gli studenti giapponesi hanno i capelli neri, potrebbero benissimo esserci studenti che si sono trasferiti in Giappone ma vengono da altri Paesi o comunque essere nati lì ma non essere di etnia tipicamente giapponese. Una ragazza, proprio per questo motivo, ha fatto causa alla prefettura di Osaka, dato che i suoi capelli erano naturalmente castani e avrebbe, secondo le regole della scuola, dovuto tingerli per forza.

Un’ altra Black Rule è considerata quella che regola il colore della biancheria intima, di solito deve essere di colore bianco. In alcune scuole le insegnanti controllano le proprie alunne tirando fuori una spallina del reggiseno per vedere se è bianca. In una scuola successe addirittura che gli alunni in fila dovettero sfilarsi la maglietta per far effettuare questo controllo, e in caso la regola della biancheria bianca non fosse stata rispettata, di andarsi a cambiare, il tutto a scuola.
Questo ha fatto muovere un gruppo di avvocati giapponesi, che ha affermato che in alcuni casi le misure disciplinari per far rispettare queste regole siano “violazioni dei diritti umani”. Dopo questi ed altri episodi le cose stanno iniziando a muoversi e molte scuole hanno rivisto i propri regolamenti.
Curiosità
Nelle uniformi scolastiche giapponesi, il secondo bottone dall’alto della camicia o della blusa viene donato alla persona che si ama il giorno in cui si prende il diploma. Infatti, il secondo bottone sarebbe quello più vicino al cuore, quindi accumulerebbe negli anni i sentimenti dello studente.
Ci sono gruppi musicali, specialmente nel settore delle idol classiche, che indossano la divisa scolastica sul palco. Ma in fondo lo faceva anche Angus Young degli AC/DC!

Più l’uniforme di una scuola è seria e in stile ricercato, più quella scuola è di prestigio.
FONTI
Daily portal: 学ランは今
Excite News: ところで学ランの「ラン」って何?
Sora News: Japanese middle school criticized for pulling out girls’ bra straps to check their color
Grape: Shedding Light On Japan’s “Shady School Rules”: Japanese Twitter Users Speak Out
Viaggiappone: Eredità Meiji
Moda giapponese sul sito Ochacaffè Giappone