

Le sculture di Tori Busshi si inseriscono in un contesto ampio e complesso. Infatti, dopo l’introduzione della religione buddhista dal continente attorno alla metà del VI secolo, uno dei campi che più venne influenzato dalla sua diffusione (che, lo ricordiamo, in questo periodo fu limitata alle alte sfere della società) fu proprio l’arte in tutte le sue sfaccettature.
Dall’architettura alla scultura, fino ad arrivare alla pittura, ogni campo artistico rinacque adattandosi al nuovo credo. Diversi templi vennero edificati nell’arcipelago e al loro interno. Ma non solo: nei templi vennero poste opere d’arte rappresentanti le figure più importanti dell’iconografia buddhista.
Tori Busshi, scultore
Uno dei principali interpreti di questa “nuova arte” fu sicuramente Tori Busshi (⽌利 仏師), il cui nonno, Shiba Tatto (司⾺達等), era immigrato dal continente nel 522. Tatto era un sellaio, che aveva però acquisito una vasta gamma di conoscenze utili alla produzione artistica, come l’intaglio del legno e la lavorazione del metallo e della lacca.
Il figlio Tasuna (多須奈), ereditò la professione di sellaio, ma acquisì anche le competenze artistiche trasversali del padre e, nel 588, divenne monaco e si dedicò alla scultura di matrice buddhista, in modo da poter guarire la malattia che affliggeva l’allora Imperatore Yomei (⽤明天 皇).
Fu proprio Tori Busshi a ereditare il nuovo mestiere del padre; entrò quindi al servizio dell’Imperatrice Suiko (推古天皇) e del suo reggente Shotoku Taishi (聖徳太 ⼦) divenendo il principale scultore durante il loro governo. Vediamo quindi due sue famose opere, che, pervenendoci, ci hanno fatto conoscere la sua meravigliosa tecnica.
IL BUDDHA DELL’ASUKADERA

Nella sala principale dell’Asukadera (⾶⿃寺) si trova una delle statue raffiguranti Buddha attribuite a Tori Busshi, opera in bronzo dorato alta 276 cm. Il Buddha in questo caso è il Buddha Shaka, ossia il Buddha storico Siddhartha Gautama; egli è rappresentato assiso, con la schiena dritta e una veste che gli copre il corpo cadendo con un morbido drappeggio.
Nonostante la statua abbia subito numerosi restauri durante i secoli, la testa è rimasta molto vicina all’originale; essa ne costituisce quindi uno dei dettagli più interessanti. La sua faccia è lunga e cilindrica e sulla testa presenta dei caratteristici riccioli a lumachella. Essi sono uno dei cosiddetti shogo, ossia delle caratteristiche fisiche che identificavano il Buddha come un essere illuminato.
I riccioli del Buddha in particolare sono associati all’allontanamento dalla residenza del ricco padre per dedicarsi alla vita ascetica; dopo aver fatto ciò il Buddha si rasò infatti la testa. Altri due shogo riconoscibili in questa rappresentazione sono il byakugo (⽩毫), ossia il piccolo rialzo sopra il ponte del naso e il nikkei (⾁髻), ossia la protuberanza sopra la testa del Buddha. Altre caratteristiche degne di nota del viso del Buddha dell’Asukadera sono sicuramente la sinuosità dei contorni di occhi e sopracciglia e la delicatezza dei dettagli di naso e narici, che sembrano quasi delle incisioni nel metallo.
In ogni caso, uno degli elementi che bisogna assolutamente notare è la posizione delle mani della figura. Esse infatti rappresentano il semui-in (施無畏印), in sanscrito Abhayamudra in cui si ha la mano destra alzata con il palmo in fuori e quella sinistra abbassata con il palmo rivolto verso l’alto in segno di garanzia dei desideri. Esso viene anche chiamato “gesto del non-timore”; deriva da un momento nella vita del Buddha storico in cui egli calmò un elefante fatto ubriacare dal proprio cugino malvagio con il semplice gesto della mano, evitando quindi di essere ucciso dall’animale. Esistono anche altri mudra, ciascuno collegato a un significato e, molti di essi, anche a un momento nella vita di Siddhartha.
LA TRIADE DI SHAKA

La Triade di Shaka, una scultura in bronzo dorato alta 117 cm, è una delle opere più famose fra quelle attribuite a Tori Busshi. Stando a quanto riportato sull’incisione posta sul retro, fu l’Imperatrice Suiko (推古天皇) a commissionare l’opera nel 621, in seguito alla morte di due importanti dame di corte, nonché per la malattia del principe Shotoku Taishi (聖徳太⼦), suo reggente, e della moglie, i quali ne morirono nel 622. L’anno seguente lo scultore terminò la statua, dedicata quindi al loro benessere spirituale. La statua venne posta all’esterno del complesso principale del Wakakusadera (若草寺) e, fortunatamente, l’incendio avvenuto nel 670 non la danneggiò.
Osservando la statua possiamo vedere che il Buddha Shaka, accompagnato da due bodhisattva, è qui posizionato assiso su un piedistallo rettangolare; i suoi occhi guardano dritto davanti a lui e con le mani compie il gesto dell’Abhayamudra presente anche nell’esemplare dell’Asukadera. Anche qui un elemento di notevole bellezza ed eleganza è il drappeggio, che scende a cascata sulle sue gambe incrociate e poi sul piedistallo, elemento che deriva dalla tradizione artistica della dinastia Wei, che regnò sulla Cina del nord tra i secoli IV e VI.
Sopra la testa del Buddha possiamo osservare un cerchio rialzato simboleggiante il gioiello fiammeggiante della saggezza buddhista racchiuso in un fiore di loto capovolto, da cui spuntano dei rampicanti che generano delle foglie le quali circondano la testa di Shaka. Un altro elemento interessante è il motivo fiammeggiante dell’aureola alle spalle della Triade, che rappresenta un fattore dinamico decisamente contrastante con la tranquillità e l’austerità della figura dell’Illuminato, anch’essa caratteristica della scultura Wei. La Triade è oggi conservata nel kondo dello Horyuji di Nara.
fonti
P. Mason, D. Dinwiddie (Revised by), History of Japanese Art, Pearson Education Inc, Upper Saddle River, New Jersey, USA, 1993
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