
Kafka sulla spiaggia e Norwegian Wood, due tra i più conosciuti romanzi di Haruki Murakami. Kafka nei boschi di Norvegia.
“Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato“.
Murakami Haruki
Ora più che mai, le parole di Murakami in Kafka sulla spiaggia sembrano toccarci nel profondo.
La sua fama lo procede. Murakami Haruki, classe 1949, è uno degli scrittori contemporanei più conosciuti e tradotti al mondo, molto criticato dai circoli letterari giapponesi, che gli negano lo status di autore di junbungaku (letteratura pura) proprio a causa della sua incredibile popolarità. Il grande successo in Giappone, e al di fuori dei confini nazionali, scaturisce dalla proposta di modelli nei quali i lettori si riconoscono e dall’allusione a film, romanzi, canzoni della cultura pop americana che hanno formato un’intera generazione.

Il mondo di Norwegian Wood
Il mondo descritto da Murakami è il Giappone contemporaneo del baberu economi (economia della bolla), del benessere e del consumismo che cerca di colmare il vuoto di valori. Il punto di vista però non è esterno, ma intimo e individuale, quasi come a contrastare l’inconsistenza del reale. In uno dei suoi best seller, Noruwei no mori (Norwegian Wood, in omaggio alla nota canzone dei Beatles),il protagonista Watanabe Toru dovrà affrontare un doloroso processo di crescita, che parte dal ricordo di un episodio che diciassette anni prima aveva segnato la sua giovinezza: l’incontro con Naoko, fidanzata di Kizuki, il suo migliore amico, morto suicida. Il romanzo si snoda sulle note della famosa canzone dei Beatles lungo gli anni della sua giovinezza, dagli amori impossibili, alla vita in collegio e all’università. Siamo alla fine degli anni ‘60, epoca di grandi tumulti studenteschi, ma Watanabe sembra rimanere estraneo al fermento rivoluzionario: il suo è un percorso personale e intimo che lo porterà a capire che la morte fa parte della vita.
Kafka sulla spiaggia, ricerca
Magico e ipnotico, Umibe no Kafuka, Kafka sulla spiaggia, potrebbe essere definito un romanzo di formazione e iniziazione, dove due mondi si legano profondamente, pur non incontrandosi mai. La trama, densa e surrealista, si articola su due binari paralleli. Il giovane Tamura Kafka (cognome scelto da lui stesso), il giorno del suo quindicesimo compleanno, scappa di casa per fuggire da una profezia che lo riguarda: la profezia di Edipo. Dopo un lungo vagabondare, Tamura approda a Takamatsu, città nel sud del Giappone, e trova rifugio nella biblioteca Kōmura, dove lui ama trascorre il tempo leggendo e dove gli viene proposto di rimanere ad aiutare in cambio di un piccolo salario.
Nakata, invece, è un uomo anziano che non sa leggere né scrivere ma che ha la straordinaria capacità di parlare con i gatti. Durante la guerra, mentre era in gita nei boschi con la sua classe, Nakata è protagonista di un inspiegabile incidente: perde improvvisamente la memoria e cade a terra. In seguito a questo strano evento, dopo due settimane si risveglia ma la sua mente è diventata una “tabula rasa”. Dopo aver commesso un omicidio, Nakata parte per un viaggio che lo porterà alla biblioteca Komura, meta finale del suo peregrinare.

Kafka sulla spiaggia, punto di arrivo
I due personaggi di Murakami Haruki, così diversi fra loro, per età, per carattere, per cultura hanno di fatto molto in comune: entrambi vivono a Tokyo ed entrambi decidono di fuggire a Takamatsu. Entrambi vanno alla ricerca della verità, la verità sulla madre che lo ha abbandonato per Tamura e la verità sulla sua memoria per Nakata. Il punto di arrivo per entrambi è la biblioteca Komura, la biblioteca della signora Saeki: qui finisce l’estenuante ricerca di se stessi. Con uno stile asciutto, in un alternarsi continuo tra sogno e realtà, Murakami lascia il finale aperto, come a suggerire che ognuno di noi, una volta intrapreso il viaggio, deve affrontare la propria tempesta personale per trovare se stesso, consapevole che ciò che è stato aperto deve essere necessariamente chiuso.
Per approfondire l’argomento
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