Il 28 ottobre del 1613, dalla baia di Tsukinoura, salpò un galeone, la “San Juan Bautista”, diretta in Messico; iniziava l’epico viaggio di Hasekura Tsunenaga. A bordo c’erano 180 persone: 140 giapponesi e 40 fra spagnoli e portoghesi. Al comando della nave, un ammiraglio della flotta shogunale: Mukai Shogen. La spedizione, invece, era guidata da un servitore del DaimyoDate Masamune: Hasekura Tsunenaga.
La spedizione aveva come meta finale l’Europa: la Spagna, dove avrebbe incontrato il Re Filippo III, e Roma, dove sperava di essere ricevuta da PapaPaolo V.
L’ambasciata Keicho – dal nome del periodo storico giapponese in cui si svolse -, portava con se varie lettere da parte di Ieyasu Tokugawa e Date Masamune. Ad accompagnare la spedizione, un prete francescano spagnolo Luis Sotelo. Tra i 140 giapponesi a bordo, c’erano: 10 samurai dello Shogun; 12 samurai di Date Masamune; 120 tra marinai, commercianti e servitù. Altro personaggio di rilievo presente sulla nave, l’avventuriero spagnolo Sebastian Vizcaino.
Un passo indietro
Prima di addentrarci nelle vicende della spedizione, e per meglio capire gli eventi seguenti, occorre parlare del quadro storico in cui questa spedizione si colloca, i personaggi, gli scopi che si intendevano raggiungere.
Nel 1603 Ieyasu Tokugawa ricevette, dalle mani dell’Imperatore Go-Yozei, la carica di Shogun. Due anni dopo lasciò la carica al figlio Hidetada. Nonostante il cambiamento, anche da “pensionato” era sempre Ieyasu il personaggio che deteneva il potere reale nel Giappone del tempo. Con l’inizio dell’era Tokugawa, (1603 – 1867) iniziò anche una politica di progressivo isolamento del Paese e di lotta al Cristianesimo.
Luis Sotelo, un padre francescano, arrivò in Giappone – nel 1603 – dalle Filippine. Si stabilì ad Edo (l’odierna Tokyo), ma il crescente sentimento anti-cristiano lo convinse a spostarsi a nord-est, nella provincia del Mutsu, dove entrò nelle grazie di Date Masamune che, seppur non battezzato, era molto tollerante nei confronti del cattolicesimo; anzi, sognava la conversione di tutto il Giappone alla fede di Cristo. Sotelo sperava di costituire una diocesi, guidata dai francescani, che si aggiungesse a quella di Nagasaki, controllata dai gesuiti. Questa unione di intenti, portò al concepimento dell’idea di una spedizione a Roma per chiedere al Papa l’invio di missionari in Giappone. La spedizione aveva un altro scopo: stabilire un’alleanza politica, commerciale e militare tra il clan Date e il re di Spagna Filippo III. A capo della spedizione venne messo un servitore di Date Masamune, un veterano delle guerre di Corea, un samurai di nome Hasekura Rokuemon Tsunenaga. Ieyasu, anche se probabilmente ignaro delle vere finalità del viaggio, diede la sua approvazione. Nel giro di appena 45 giorni, venne costruito un galeone da 500 tonnellate – la più grande nave costruita in Giappone, fino ad allora – battezzato “Date Maru”, poi cambiato dagli spagnoli in “San Juan Bautista”.
La partenza
Il 28 ottobre, la spedizione lasciò il Giappone e arrivò ad Acapulco, dopo un viaggio non privo di pericoli, il 25 gennaio del 1614. I primi mesi della permanenza in Messico non furono molto piacevoli: a causa dell’aumento di tasse, sui contadini, per finanziare la spedizione, scoppiarono numerose rivolte. Per calmare gli animi, il 4 marzo, il viceré spagnolo ordinò ai giapponesi di consegnare le armi: solo ad Hasekura, e ad alcuni del suo seguito, venne permesso di tenerle; inoltre venne proibito a chiunque di attaccare i membri della spedizione. Finalmente, venne permesso al gruppo di ripartire e, il 24 marzo, dopo un viaggio via terra, arrivò a Mexico City. Qui venne accolto con grande cordialità dal viceré della Nuova Spagna (colonia spagnola che comprendeva il Messico e la parte meridionale della California).
In Messico, ben 68 giapponesi ricevettero il battesimo; tra questi non ci fu Hasekura che decise di aspettare di essere in Spagna prima di essere consacrato. Il 10 giugno Hasekura Tsunenaga, Luis Sotelo e una trentina di giapponesi salparono da Veracruz e, dopo una sosta di qualche giorno a Cuba, fecero rotta verso il Vecchio Continente. Il 5 ottobre 1614 l’ambasciata giapponese sbarcò a Sanlùcar de Barramela nei pressi della città spagnola di Siviglia.
In Europa
Siviglia era l’unica città della Spagna autorizzata ai commerci con paesi extra-europei; i suoi abitanti, quindi, erano abituati a vedere persone di tutte le razze e abbigliate nei modi più bizzarri. Era però la prima volta che vedevano samurai giapponesi, con le loro caratteristiche spade, nei costumi tradizionali; l’evento era così straordinario da essere inserito nelle cronache annalistiche cittadine.
Intanto in Giappone la situazione, per i cristiani e per gli stranieri, era in veloce degrado. Il 1° febbraio 1614, Hidetada Tokugawa emise un decreto con cui veniva messo al bando il cristianesimo; tutti i fedeli dovevano abiurare, pena la morte, per i meno abbienti, e la confisca per gli altri; tutti i mercanti e i missionari stranieri dovevano lasciare il Giappone. Gli espulsi, provenienti dal Giappone, portarono la notizia nel Vecchio Continente e presto si diffuse presso le corti europee, comprese le due più potenti dell’epoca: il trono di Spagna e il papato di Roma.
Intanto, la missione giapponese, una volta lasciata Siviglia, si diresse verso Madrid. Il 30 gennaio ci fu l’atteso incontro tra Hasekura Tsunenaga e il re di Spagna Filippo III. Hasekura consegnò al sovrano alcune lettere di Date Masamune – il Daimyo venne presentato come il re del regno di Voxu – in cui si chiedeva la stipula di accordi commerciali. Filippo III si mantenne sul vago, essendo già a conoscenza che in Giappone la vita per i mercanti stranieri si era fatta molto difficile. Il 17 febbraio, presso la Cappella Reale, Hasekura Tsunenaga ricevette il battesimo; come padrino fu scelto il duca di Lerma, uno dei potenti personaggi del regno, e come madrina la duchessa di Barajas. Hasekura cambiò il suo nome in Francesco Filippo Faxecura.
In italia
Registrato il fallimento nello stipulare accordi commerciali con la Spagna, all’ambasciata giapponese non restò che imbarcarsi in direzione dell’Italia. Durante la navigazione, causa il maltempo, le navi ripararono presso il porto francese di Saint-Tropez. Essendo questo il primo contatto tra il Giappone e la Francia, si verificarono le stesse scene di stupore già viste a Siviglia. Furono sedici i giapponesi che arrivarono a Roma nell’ottobre del 1615. Il mese successivo, il 3 novembre, ci fu l’incontro con Papa Paolo V. Hasekura consegnò al Pontefice alcune lettere in cui Date richiedeva l’invio di missionari; il Daimyo si dichiarava, inoltre, disponibile ad ospitare nuove missioni nelle sue terre.
Le voci di un clima anti-cristiano che si andava instaurando in Giappone avevano raggiunto anche Roma; i missionari, in quel paese, erano in costante pericolo di vita e, stante questa situazione, Paolo V non se la sentì di rispondere affermativamente alla richiesta di Hasekura. Probabilmente, però, non era questa la sola ragione del secondo fallimento della spedizione; la corte pontificia era dominata dai gesuiti che mal sopportavano il protagonismo del francescano Luis Sotelo. In Giappone i gesuiti controllavano la diocesi di Nagasaki, l’unica di tutto il Paese; Sotelo sognava di crearne una seconda, nei territori di Date Masamune, gestita dai francescani. Tutto questo era visto con gelosia dagli ambienti gesuiti che, quindi, si adoperarono affinché il Papà respingesse le richieste giapponesi e di Sotelo. Alla fine di quello stesso mese, ad Hasekura venne conferita la cittadinanza onoraria di Roma. Il certificato di cittadinanza, con la lettera di Paolo V per Date, sono tutt’oggi conservati nel museo di Sendai.
Testimonianze del viaggio
Durante il viaggio in Spagna e in Italia, Hasekura Tsunenaga, con i suoi compagni, visitò numerose città: Cordoba, Barcellona. Toledo, Firenze, Venezia, Civitavecchia, Napoli, solo per dirne alcune. In molte delle città visitate, grazie e lettere e documenti vari, è possibile trovare traccia del passaggio della delegazione nipponica. A Civitavecchia, ad esempio, c’è un monumento dedicato all’illustre viaggiatore orientale. Curiosa è la storia di Corìa del Rio, un paese nei pressi di Siviglia. I membri della spedizione di Hasekura erano ormai tutti battezzati e, visto quello che stava succedendo in Giappone, in sei decisero di rimanere in Spagna: si stabilirono a Corìa del Rio. Oggi a Corìa, su circa 25.000 abitanti, ben 700 portano il cognome Japon: sono i discendenti di quei sei samurai. Molti di loro hanno i tratti fisici caratteristici degli orientali e ogni anno si incontrano per parlare delle loro lontane radici; ognuno di loro mantiene un rapporto particolare, e privilegiato, con il Giappone.
Ritorno in Giappone
Nel giugno del 1616, da Sanlùcar de Barrameda partirono, ala volta del Messico, 20 giapponesi e 2 francescani; del gruppo non facevano parte né Hasekura e né Sotelo che si imbarcarono, invece, nel luglio del 1617 in compagnia di 5 giapponesi e di alcuni missionari francescani. Dopo essere rimasto 5 mesi in Messico, Hasekura ripartì a bordo della San Juan Bautista alla volta di Manila. Nell’aprile del 1618 arrivarono nelle Filippine. Il galeone San Juan Bautista venne acquistato dalle autorità spagnole che lo utilizzarono nella difesa contro le incursioni inglesi ed olandesi. Dopo due anni di permanenza nelle Filippine, Hasekura partì alla volta del Giappone; nell’agosto del 1620, arrivò a Sendai. Venne arrestato, ma poi rilasciato. Con lui erano rimasti solo tre samurai della originaria spedizione.
Con Hidetada Tokugawa (Ieyasu era morto nel 1616) la spinta xenofoba e anti-cristiana subì un’accelerata. La posizione di Date Masamune si era fatta difficile; i rapporti con lo shogunato non erano certo idilliaci. Ad Edo avevano motivi per sospettare della lealtà di Date il quale, come abbiamo visto, era sempre stato tollerante verso i cattolici; girava anche voce che Date, in Spagna, tramite Sotelo, avesse chiesto al Re Filippo III l’occupazione militare del Giappone e il sostegno per poter salire, egli stesso, alla carica di Shogun. Ad Edo c’era, addirittura, chi voleva imbastire un esercito per punire Date.
Che siano vere, o no, queste voci, il Daimyo emise, piuttosto controvoglia, tre editti sulla falsariga di quelli emessi dallo shogunato contro gli stranieri e i missionari; i fedeli dovevano abiurare pena la morte o la confisca dei beni. Dopo l’emissione di questi editti, che gli permisero di salvare la faccia di fronte allo Shogun, Date volentieri chiuse un occhio di fronte alle aperte violazioni che si verificarono nei suoi territori.
Hasekura incontrò Date Masamune, ma quest’ultimo, da quanto riportato dalle cronache, non si dimostrò molto entusiasta di rivedere il suo servitore che lui stesso aveva messo a capo della spedizione sette anni prima. Sul destino di Hasekura Tsunenaga, dopo il viaggio, c’è incertezza. Alcuni sostengono che rinunciò alla fede in Cristo, che aveva abbracciato più per convenienza che per convinzione; altri, invece, sono convinti che Hasekura sia rimasto fedele alla sua nuova religione ed in effetti alcuni indizi confermerebbero questa tesi; il fatto che i suoi discendenti fossero tutti cattolici, porterebbe a pensare che anche Hasekura fosse rimasto cattolico fino alla sua morte avvenuta nel 1624.
Ci resta da dire di Padre Sotelo. Tornò in Giappone in compagnia di altri religiosi, nel 1622. Il gruppo venne subito individuato e arrestato. Luis Sotelo, nel settembre del 1624 venne bruciato vivo dalle autorità shogunali. Nel 1867 venne beatificato da Papa Pio IX.
Fonti:
Nobuko Adachi – Japanese and Nikkei at Home and Abroad: Negotiating Identities in a Global World (2010 – Cambria Press) (ISBN : 978-1604976861) Thomas Christensen – 1616: The World in Motion (2012- Counterpoint Press) (ISBN : 978-1619020672) Robert Richmond Ellis – They Need Nothing: Hispanic-Asian Encounters of the Colonial Period (2012 – University of Toronto Press) (ISBN : 978-1442645110) Shusaku Endo – The Samurai (1997 – New Directions Publishing) (ISBN: 978-0068598527)
La sua passione per il Giappone e, in particolar modo, per la sua Storia, risale al 2000, anno in cui ha anche conosciuto la sua moglie giapponese. E' andato numerose volte in Giappone e, da molti anni, scrive articoli di divulgazione sulla sua cultura e sulla sua Storia
Endo Shusaku fu un autore attivo principalmente nel secondo Novecento in Giappone. Una delle caratteristiche peculiari della sua scrittura, nonché della sua vita, fu sicuramente l’affiliazione al Cristianesimo cattolico.
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