
Inari-ō-Kami (稲荷大神)
Inari-ō-Kami, a volte solamente Inari, è tra le più importanti divinità (kami) dello shintoismo. E’ considerato la divinità giapponese del riso, della fertilità, dell’agricoltura, dell’industria e del successo terreno. Inoltre è custode e protettore delle volpi (kitsune) che a loro volta, avendo la funzione di messaggeri, vengono venerati come divinità. Proprio per questo molto spesso nei santuari shintoistii (jinja) sono presenti le sculture delle volpi, poste a nord-est, che interpretano il ruolo di guardiano. C’è anche l’usanza porgere loro dei doni come un tipo di Tōfu chiamato abura-age.
Sebbene Inari-ō-Kami sia solitamente rappresentato come divinità di genere maschile dall’età indefinita, a volte la sua figura viene rappresentata come quella di un uomo anziano che porta del riso. A volte invece assume anche la forma femminile della divinità del cibo (comunque un’entità completamente differente da Uke-Mochi). In alcuni casi prende le sembianze simili a un Bosatsu (una divinità androgina). Per la sua stretta associazione con gli kitsune viene a volte ritratto come una volpe, mentre tradizionalmente viene considerato il marito di Uke-Mochi (il kami del cibo).
I principali simboli di Inari-ō-Kami, oltre alle volpi, sono la falce, un fascio di steli ed una spada. Proprio quest’ultimo simbolo è il protagonista di un racconto folkloristico chiamato Nō Sanjo Kokaji, dove compare la figura della divinità del riso ed il simbolo ad esso collegato.

La storia della leggenda della divinità del riso Inari-ō-Kami
La leggenda narra la creazione della leggendaria spada Ko-gitsune-maru che letteralmente significa piccola volpe, dove si menziona che Ichijō-Tennō (980-1011) decise di commissionare al fabbro Munechika una spada. Egli, prima di iniziare il lavoro, si recò al santuario per pregare e ricevere la benedizione divina. Lì incontrò un ragazzo misterioso che conosceva già la commissione della spada e si offrì di aiutarlo a forgiarla. Poco dopo Munechika iniziò i preparativi rituali, fu così che Inari-ō-Kami decise di apparire nella sua forma divina e aiutò Munechika a forgiare la spada sacra, dopodiché la divinità se ne andò.
La venerazione di Inari-ō-Kami incominciò in modo più incisivo durante il periodo Nara-jidai (710-794) mentre nell’era Heian-jidai (794-1185) gli fu successivamente consacrato il Tō-ji di Kyoto. Nel corso del tempo divenne uno dei kami più venerati tanto che nel periodo Edo-jidai (1603-1868), quando il denaro rimpiazzò il riso come misura della ricchezza, divenne anche il kami della prosperità terrena. In questa forma finisce per includere tutti gli aspetti della finanza, affari e industria.
Dopo che un decreto governativo nel Meiji-jidai (1868-1912) cambiò la religione di stato dal buddhismo allo shintoismo, alcuni templi buddhisti apportarono delle modifiche. Ad esempio, nel Fushimi-Inari-Taisha le strutture che erano collegate al buddhismo furono rimosse, ma va comunque ricordato che gran parte della popolazione continuò con la forma mista di culto, visto che il decreto lo permetteva. Tanto che nel Toyokawa-Inari (nella prefettura di Aichi) sono presenti nel tempio statue buddhiste.

I templi visitabili oggi
Quasi un terzo dei templi jinja sono consacrati ad Inari-ō-Kami; di questi, uno dei più antichi, famosi e belli è senza dubbio Fushimi-Inari-Taisha situato, a Fushimi-ku uno degli 11 quartieri di Kyoto.
Nei dintorni del santuario ci sono diverse attività chiamate Tsujiura senbei che vendono tra altro gli Fōchun-kukkī (da molti ritenuti gli antentati dei biscotti della fortuna sino-statunitensi). Il santuario è stato ufficialmente designato come Kanpei-taisha (santuario di altorango).
L’ingresso di un santuario dedicato a Inari-ō-Kami è solitamente contrassegnato da uno o più torii (i famosi portali rossi) e da alcune statue di kitsune. Queste volpi sono di solito rappresentate in coppia, spesso adornate con delle stoffe yodarekake attorno al collo di colore rosso. Queste statue contengono un oggetto simbolico nella loro bocca o sotto una zampa anteriore, spesso un gioiello e/o una chiave, ma anche un fascio di riso, una pergamena o un cucciolo di volpe.
Nigatsu-no-Hatsuuma è il giorno in cui tradizionalmente si festeggia questa divinità (la prima settimana di febbraio). Invece in alcuni luoghi, come nelle isole del Kyūshū, per cinque giorni nel mese di novembre si tengono dei festival in suo onore. Per chi volesse fare turismo in Giappone, sicuramente il periodo dei festival è uno dei migliori per assaporare la cultura giapponese più autentica.
La figura della divinità del riso, così come le creature direttamente ad essa collegate, hanno moltissimi riferimenti nel folklore moderno come negli anime e manga, uno tra tutti è sicuramente Naruto.
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[…] Nei villaggi, infatti, il popolo giapponese viveva grazie alla coltivazione del riso, che era alla base dei riti comunitari in cui si univano gli abitanti del villaggio alle divinità tutelari del territorio: i kami. I kami sono degli dèi misteriosi e potentissimi legati alla natura che, se pacificati attraverso la venerazione, sono tranquilli. Ma se non vengono eseguiti loro dei rituali essi possono scatenare pestilenze, carestie e disastri naturali. Il culto dei kami era quindi volto a non fare adirare la divinità e a controllare le loro azioni. I kami sono innumerevoli e fra questi i più importanti sono, ad esempio, gli dei della terra, il dio della risaia, la dea della montagna e dei boschi, il dio del riso, Inari. […]