Natsuo Kirino, nom de plume di Mariko Hashioka, è considerata una delle maggiori scrittrici della letteratura giapponese contemporanea. Conosciuta in tutto il mondo come la “Regina del Noir”, Kirino, classe 1957, si avvicina alla scrittura tardi rispetto a molti autori giapponesi. Inizialmente scrive romanzi rosa, ma ben presto si accorge di non essere portata per questo genere, perché quello che realmente l’affascina sono gli aspetti psicologici del crimine, le azioni che l’essere umano può compiere quando è messo all’angolo. La cifra caratteristica di tutte le sue opere sono infatti le reazioni dell’animo umano, i limiti della natura umana in situazioni estreme. Che cosa può compiere una persona quando la vita la mette con le spalle al muro? Le donne sono al centro di tutta la sua produzione letteraria, donne che hanno a che fare con rapimenti, omicidi, prostituzione e crimini atroci. La sua scelta non è affatto casuale. Essa rappresenta una rivoluzione nel panorama letterario giapponese: infatti negli anni ’90, epoca del boom economico, in cui le donne sono costrette a lavorare, a dispetto di una cultura che la vuole relegata al focolare e sottomessa all’uomo, molte scrittrici vengono alla ribalta e si affermano in un mondo letterario prettamente maschile da molti secoli.
i romanzi
È in questo contesto che si inseriscono romanzi come Pioggia sul viso (1993), che vince il premio per la letteratura poliziesca Edogawa Ranpo (trasposizione fonetica di Edgar Allan Poe, pseudonimo di Taro Hirai che all’inizio del XX secolo diede inizio al genere mystery in Giappone). Primo romanzo di una serie hard boiled, che le conferisce un successo enorme in Giappone, Kirino dà inizio ad una prolifica produzione letteraria. La protagonista, Murano Miro, è una detective privata che si muove in una Tokyo oscura e inquietante per districare la matassa di crimini efferati, come ne La notte dimenticata dagli angeli, in cui la detective rischia anche la propria vita per cercare di risolvere il caso di una giovane donna coinvolta in una storia di trasgressione e omicidi.
le quattro casalinghe di tokyo
Con Out (tradotto in italiano con Le quattro casalinghe di Tokyo), finalista al premio Edgar Awards nel 2004, Kirino raggiunge il successo internazionale. Uscito in Giappone nel 1997, il romanzo rappresentò un vero scandalo: nonostante la traduzione italiana ci possa trarre in inganno, Kirino mette in scena quattro donne che non sono affatto casalinghe, ma sono fuori dalle quattro mura domestiche e fuori da ogni convenzione, donne ai margini della società (out zettai dame, assolutamente non va bene), che fanno lavori degradanti per vivere, perché hanno situazioni familiari difficili. Quando Yaoyoi, all’ennesima lite con il marito che le ha dilapidato il patrimonio, lo uccide, chiama in soccorso le tre amiche con le quali stringe un patto di sangue: smembrano il corpo del marito defunto e lo gettano nel bidone dell’immondizia. Da questo momento le loro vite cambieranno per sempre.
In alcuni ambienti tradizionalisti, Out fu bollato e alcuni critici ne condannarono non solo gli elementi sensazionalisti, ma in particolare il loro realismo. La storia è decisamente convincente, al contrario di molti noir che spesso confinano con il fantasy e sono distaccati dalla realtà.
I romanzi di Kirino riescono ad entrare sotto la pelle perché hanno la capacità di farci credere che quello che sta succedendo sia reale: la squallida quotidianità in cui sono immersi i personaggi fa sì che questi atti estremi non siano solo spettacolari, ma anche credibili. Kirino si ispira alla realtà che la circonda e al tempo stesso la modifica attraverso la scrittura. I libri non sono solo intrattenimento, e ciò che rende universale le sue opere è la capacità di catturare l’essenza della vita nella società postindustriale giapponese e più in generale la natura del proprio tempo.
Un’autrice senza confini
Così come la letteratura non conosce confini nazionali, la stessa autrice non vuole essere legata ad un solo genere di scrittura. Rompendo decisamente con il mystery, Kirino si dedica alla scrittura di romanzi che sono lo specchio della società contemporanea, come Tokyojima (L’isola dei naufraghi), distopia che mette in scena le contrapposizioni sociali o In (2018), in cui il tema centrale è la soppressione dell’amore travolgente fra due amanti.
La letteratura di Kirino segna una svolta decisiva nel panorama letterario giapponese, stravolge gli schemi, mettendo al centro delle sue opere la donna e dedicandosi ad un genere, quello del mystery, che fino ad allora era stato confinato in un ambiente maschile.
In una società in cui la figura femminile è discriminata e si trova a dover fronteggiare situazioni spesso difficili, Kirino è riuscita grazie alla sua scrittura a dare voce al sentire di molte donne ed è in questo che risiede la forza delle sue opere.
Nata e cresciuta in Toscana, si appassiona fin da piccola alle lingue e alla culture di altri paesi, grazie ad un’esperienza con una ragazza alla pari. Si iscrive al liceo linguistico e contemporaneamente si dedico allo studio di altre lingue, come il russo e l’arabo, fino a quando, un po’per caso, si avvicina alla letteratura giapponese, scovando in biblioteca Yukio Mishima. Amore a prima vista, decide di studiare lingue orientali.
Dopo un soggiorno di studio in Giappone, torna in Italia, nella sua amata Toscana, dove insegna e traduce dal francese e giapponese.
Ama leggere, viaggiare, vedere film strappalacrime e naturalmente il Giappone, dove scappa appena le è possibile.
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